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Sul cosiddetto “DDL Disforia”
L’11 agosto 2025 il Consiglio dei ministri ha presentato, su iniziativa del Ministro della Salute Schillaci e della Ministra per la Famiglia, la natalità e le pari opportunità Roccella, un nuovo disegno di legge (DDL) dal titolo “”Disposizioni per l’appropriatezza prescrittiva e il corretto utilizzo dei farmaci per la disforia di genere” (2575)”, che si trova da ottobre in fase di esame in Commissione. È l’esito finale di un crescendo di attenzione da parte del governo italiano nei confronti dei percorsi di affermazione di genere delle persone minorenni, incominciato nel 2023 con l’attacco all’ospedale Careggi di Firenze, e che si è espresso con una serie di interrogazioni parlamentari, decreti ministeriali, ispezioni, tavoli tecnici di approfondimento e infine con il coinvolgimento del Comitato Nazionale per la Bioetica, a cui è stato richiesto un consulto che ha prodotto una relativa relazione, sulla base della quale viene formulato il suddetto DDL (di questi precedenti passaggi abbiamo già dato conto in precedenti comunicati).
Il testo del disegno di legge esordisce asserendo: “Il disegno di legge in oggetto deriva dal bisogno di salute delle persone minori di età (…)”, e qui incontriamo la prima menzogna! Il disegno di legge in oggetto non è una risposta al bisogno di salute delle persone minori di età, è una risposta al bisogno di disciplinamento delle esistenze trans, come di quelle di tutte le persone dissidenti dal regime eteropatriarcale e binario dei generi, che fa il pari con la triade Dio-Patria-Famiglia tanto cara a questo come a tanti governi. Disciplinamento, non a caso, è un termine che ricorre frequentemente nel testo del disegno di legge; linguaggio di stampo giuridico che ben esprime l’esigenza di irregimentare, gestire, inquadrare, controllare, tipica delle istituzioni biopolitiche totali che non ammettono l’autodeterminazione dell’individuo, in quanto considerata intrinsecamente antisociale.
Lo spauracchio ventilato è qui, come spesso accade, un presunto pericolo riguardante l’infanzia e l’adolescenza, che lo Stato (allo stesso tempo autorità patriarcale, il vero “capofamiglia”) si sente chiamato a proteggere dalle insidie della perversione – lx adolescenti andrebbero, di fatto, salvatx da se stessx, e lo Stato è l’autorità che si autoconferisce questo incarico di protezione. O almeno, questa è la retorica apparente, che giustifica l’intervento, e che sarebbe già spregevole di per sé. Ma quello che è innegabile è anche che questo disegno di legge, che non vieta ma di fatto rende più difficoltoso l’accesso ai percorsi di affermazione di genere per le persone minorenni, si inserisce a pieno titolo nel clima di crescente odio transfobico che negli ultimi anni si sta diffondendo in diversi paesi di pari passo con la virata verso l’estrema destra di molti governi. Questa legge si trova di fatto ad essere la risposta del governo italiano alle costanti pressioni esercitate dalle componenti cattoliche, TERF, reazionarie, fasciste e complottiste per porre freno a un presunto allarme sociale, quello dettato dal diffondersi di un pericoloso virus: l’ideologia gender, assieme ad alcune delle sue propaggini come il transattivismo e il conseguente contagio trans. Per dirla con parole nostre, il progressivo sgretolarsi di millenni di norme eteropatriarcali, il disvelarsi della natura socialmente costruita del binarismo di genere – consapevolezze ormai sempre più diffuse a livello sociale, specialmente nelle nuove generazioni, che mettono in crisi le fondamenta di tutto un sistema politico, economico e religioso basato sui valori della famiglia tradizionale. Di qui, la reazione.
Non ci soffermeremo in questo contesto sulle premesse fallaci che vengono usate per giustificare scientificamente queste mosse repressive (con particolare riferimento al Cass Review, che è stato più volte criticato analiticamente e su cui sono emerse forzature) dal momento che la questione è già stata affrontata in altre sedi. A fare le spese di questo contraccolpo reazionario sono per il momento soprattutto le persone trans minorenni, il cui accesso alla “non-si-sa-se-pericolosa” triptorelina, farmaco bloccante della pubertà, sarà ora strettamente disciplinato, come se tra l’altro già non lo fosse (per ricordare alcuni dati già citati altrove, ben nove persone trans in età prepuberale lo hanno iniziato ad assumere negli ultimi 5 anni, motivo per cui è scattata questa mobilitazione politica, con la relativa canea mediatica, per valutarne la pericolosità, a fronte di migliaia di bambinx, dell’età media di 8 anni, a cui viene prescritto ogni anno dagli anni ‘80 per bloccare lo sviluppo di una presunta “pubertà precoce” – davvero difficile credere che si tratti di premura per la salute delle persone trans piccole, come vorrebbe farci credere il governo Meloni!).
Con la motivazione addotta di dover monitorare l’uso della triptorelina, con questo disegno di legge viene richiesto alle strutture e agli ospedali che la prescrivono di trasmettere all’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), che di fatto è un’autorità governativa, una serie di dati relativi non tanto al farmaco e al suo uso off label quanto alla persona presa in carico, tra cui gli esiti dei percorsi psicologici, psicoterapici ed eventualmente psichiatrici, eventuali patologie diagnosticate e il follow-up della persona, per l’istituzione di un registro nazionale. Una vera e propria “schedatura” delle persone minorenni transgender contenente i dettagli della loro salute, comprese le cosiddette comorbilità, per esempio la presenza di altre diagnosi psichiatriche. Tutto in linea con la sempre più pervasiva schedatura digitale di tutti i dati della cittadinanza che già prosegue da anni da parte del governo, usando come testa d’ariete proprio l’ambito sanitario. L’AIFA, con cadenza semestrale, dovrà poi trasmettere al Ministero della salute un rapporto che dà conto dei dati raccolti nel registro. Ma soprattutto, ogni nuova richiesta di accesso all’uso di questo farmaco dovrà essere d’ora in avanti valutata e approvata anche dal Comitato Nazionale per la Bioetica, un organo della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la consultazione su problemi etici “spinosi”, una sorta di team di “professionisti dell’etica” (sì, fa ridere) istituito dal governo. Il Comitato viene rinnovato nei suoi componenti ogni quattro anni: alla scadenza del mandato è il presidente del Consiglio dei ministri ad avere il compito di scegliere i vertici del direttivo del Comitato, come infatti è successo a dicembre 2022, quando Giorgia Meloni ha comunicato le sue personali scelte nella composizione del nuovo Comitato – immaginiamo solo quanto le concezioni etiche della Meloni possano essere scevre da convinzioni ideologiche, politiche o religiose!
L’adolescente e preadolescente trans si troverà quindi, per poter affermare la propria esistenza e le proprie scelte, ad essere passatx al vaglio non più soltanto dal consueto “team ospedaliero multidisciplinare” di psicologx, psichiatrx ed endocrinologx, ma dovrà ora superare anche il filtro morale di un team “bioetico” di docenti di diritto penale e internazionale, filosofx, storicx, sociologx (la maggior parte dellx quali legatx all’Università Cattolica), medicx (specializzatx in branche tra le più disparate, tra cui biotecnologia, oncologia, cardiologia, cure palliative, ecc.), direttorx e ricercatorx di strutture sanitarie, procuratorx, ex ministrx e per finire pure il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, che figura come vicepresidente del Comitato per la Bioetica! Quest’accozzaglia di figuri dovrebbe ergersi a tribunale popolare, anzi, “accademico”, di un vissuto che non appartiene loro e di cui probabilmente non hanno alcuna idea, ma su cui in alcuni casi, vista la formazione cattolica o altrimenti religiosa di moltx di loro, hanno sicuramente dei forti preconcetti. Un vero tribunale carnevalesco che, in realtà, non fa ridere affatto.
Questo DDL non significa altro, per ogni amante della libertà, che un’ulteriore ingerenza dello Stato nelle nostre vite; come se già non bastassero il controllo e l’inquadramento ideologico esercitati dalla famiglia, dalla scuola, dal sistema medico, dal sistema capitalista, da tutte le istituzioni “civili” per incanalarci nell’unica via da loro considerata percorribile, quella di individui alienati e incasellati in ruoli ben precisi, produttivi e funzionali per il sistema. Chiunque non rientri nei ranghi è considerato soggetto da assimilare o sottoporre a disciplinamento, da categorizzare e patologizzare per meglio controllarlo. Sempre più governi stanno spingendo per tornare a un paradigma di sempre maggiore patologizzazione e psichiatrizzazione dell’esperienza trans, in contrasto con le lotte per la depatologizzazione portate avanti da decenni dagli stessi movimenti trans, ma in linea con una tendenza più generale, che tocca tutte le individualità, a partire dalle persone più giovani: a sempre più ragazzx e adolescentx vengono prescritti psicofarmaci fin dalla più tenera età, e il loro numero è triplicato dopo l’esperienza traumatica collettiva del lockdown.
L’unico antidoto alla patologia del potere sta allora nel rafforzare le nostre reti di solidarietà e mutuo aiuto, nell’intessere complicità e organizzare assieme la resistenza al potere politico e medicale!
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Di triptorelina, governi di destra e bioetica
Il 16 dicembre 2024 il “Comitato Nazionale per la Bioetica” (CNB) – l’organo di governo preposto ad esprimersi sulle implicazioni etiche e giuridiche di questioni di medicina e salute pubblica – ha pubblicato la propria risposta alla domanda posta dal Ministero della Salute riguardo l’“eticità” dell’utilizzo della triptorelina come sospensore della pubertà all’interno dei percorsi di affermazione di genere per persone minorenni.
Per contestualizzare, la triptorelina è un farmaco in uso medico dal 1986 per svariate condizioni dove si ritiene necessario abbattere la produzione ormonale del corpo, in modo completamente reversibile. L’utilizzo più comune che ne viene fatto è di ritardante della pubertà cosiddetta “precoce”, e a questo scopo viene prescritta a migliaia di persone cisgender di età anche inferiore agli 8 anni. Questo tipo di utilizzo è ritenuto “sicuro” e non viene minimamente nominato e messo in discussione, né in Italia né in quei paesi (quali la Gran Bretagna, i paesi scandinavi e diversi stati conservatori degli Stati Uniti) dove invece i governi, in particolare grazie all’alleanza tra forze reazionarie “classiche” e movimento TERF, sono riusciti in tutto o in parte a vietare la terapia di sospensione puberale per l’affermazione di genere delle persone trans minorenni.
L’unico ospedale in Italia dove era possibile farsi seguire in una terapia di sospensione della pubertà era il centro-medico ospedaliero Careggi di Firenze, su cui dai primi mesi del 2024 il senatore Gasparri (Forza Italia) ha lanciato una campagna di indagine ministeriale. Questa campagna si inserisce nel quadro di un’erosione progressiva della libertà di autodeterminazione delle persone trans e di genere non conforme messa in atto in molti paesi occidentali, a cui il governo Meloni non poteva che aderire. Le interrogazioni in merito del senatore Gasparri sono state tre, con relative due risposte. La fase successiva è stata la richiesta di un parere al Comitato Nazionale di Bioetica “sull’utilizzo della triptorelina nel caso di diagnosi di ‘disforia di genere’”.
Il primo elemento che ci preme far notare è che nel Comitato Nazionale per la Bioetica tutte le cariche presidenziali sono attualmente occupate da medici e professori che lavorano in ospedali e università di proprietà della Santa Sede (Casa Sollievo Sofferenza di San Giovanni Rotondo, Università Cattolica Sacro Cuore di Roma), con due eccezioni nel Capo Rabbino della Comunità Ebraica di Roma ed in un professore di diritto penale militante di Alleanza Cattolica.
Nella risposta che ha prodotto sulla questione della triptorelina, il Comitato ha affermato che gli studi su questo tipo di terapia siano ad oggi insufficienti, che i loro esiti siano contraddittori, e sostanzialmente auspica un regime sperimentale per la terapia così oneroso in termini di personale, organizzazione e risorse da mettere fuori gioco la possibilità di portarlo avanti realmente. Ma come sono giunti a queste conclusioni? Il documento fa un utilizzo estremamente capzioso delle fonti, citando studi controversi e ampiamente criticati, e tratteggia realtà inesistenti. Ad esempio, lascia intendere che in Italia la triptorelina venga elargita alle persone minorenni con estrema facilità, mentre i dati mostrano che in cinque anni sono state soltanto 9 le persone trans minorenni trattate al Careggi in fase pre-puberale con il suddetto farmaco.
Data l’inconsistenza degli elementi messi in campo, non troviamo utile controbattere sul loro stesso terreno “scientifico”. Ciò che ci preme sottolineare è il desiderio, che trasuda da questo testo impregnato di ideologia, di reprimere quella che viene considerata una “devianza” di genere. Secondo il CNB il blocco della pubertà sarebbe una terapia dal valore incerto, perché la maggior parte delle persone che ne usufruiscono deciderebbero poi, da maggiorenni, di iniziare un vero e proprio percorso di transizione tramite terapia ormonale: ribaltanto la logica comune, per cui questo dovrebbe confermarne la validità, il sottinteso dell’affermazione del CNB è che la transizione di genere sia un qualcosa da evitare a tutti i costi, ed il criterio per valutare l’efficacia della terapia consiste in quante persone NON intraprenderanno in seguito percorsi di transizione di genere. A questo scopo, il Comitato afferma che per salvaguardare la consapevolezza del consenso delle persone che decidono di sospendere la propria pubertà, queste andrebbero sottoposte a maggiori valutazioni ed eventualmente a “terapie” psichiatriche, e solo se queste ultime non dovessero far desistere la persona dall’andare avanti allora si potrebbe procedere con la prescrizione del farmaco. Una visione così profondamente patologizzante della varianza di genere da far tremare decenni di lotte trans per l’autodeterminazione, con la velata minaccia di tornare a un sistema clinico per cui l’identità trans sarebbe da considerarsi un’inversione delle tendenze naturali da evitare a tutti i costi, che delegittimerebbe la nostra stessa esistenza e aprirebbe le porte a terapie di “conversione” di ogni tipo, come in realtà sta già avvenendo all’ospedale Gemelli di Roma.
La natura profondamente ideologica di questi attacchi istituzionali alle terapie di sospensione della pubertà utilizzate dalle persone trans minorenni è dimostrata dal fatto che gli stessi trattamenti con la triptorelina per le giovani persone cisgender non sono messi in discussione, nonostante i numeri siano ampiamente superiori e l’età in cui vengono prescritti sia di molto inferiore. Se non fosse abbastanza chiaro, si tratta quindi di un intervento puramente ideologico.
Che viviamo in un mondo dove le persone trans sono sempre più bersagliate e trattate da capro espiatorio per la degenerazione della modernità ormai dovrebbe essere evidente a chiunque. In questo quadro il ruolo della bioetica come strumento ideologico volto a giustificare la stretta del controllo statale sui corpi è innegabile. La morsa della repressione transfobica si estende sempre più, a partire dalle persone minorenni, infantilizzate e assoggettate in ogni ambito delle loro vite, e in nome delle quali si giustificano le peggiori atrocità e una morsa sempre più soffocante da parte del potere statale. Il risultato sono disposizioni che vanno proprio a reprimere i soggetti reali al posto dei quali si sta prendendo voce. Si svela così come questi discorsi che si pretendono a “difesa dei bambini” parlino in realtà di un’infanzia idealizzata e strumentalizzata per fini politici, dal momento che non si confrontano in alcun modo con i bisogni reali degli individui in questione ma anzi li reprimono nel diniego ideologico.
Ora la decisione finale spetta a un “Tavolo tecnico interministeriale” composto da 29 membri che dovrebbe pronunciarsi ad aprile 2025. Il tutto è sempre avvolto da un’estrema opacità, in cui non è possibile sapere quando iniziano i lavori, quando si riuniscono, né accedere alle consultazioni. Intanto Repubblica, il 19 marzo 2025, citando fonti interne non specificate, ha pubblicato alcune anticipazioni, secondo cui la prescrizione del farmaco non dovrebbe venire sospesa ma “soltanto” inserita all’interno di protocolli sperimentali e maggiormente attenzionata. Marina Terragni, nota TERF insignita pochi mesi fa della carica di Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza del governo Meloni, segnando un preciso piano politico di attacco alle persone trans da parte del governo, invita a non cantare vittoria, sottolineando come le due figure storiche del team multidisciplinare del Careggi, l’endocrinologa Alessandra Fisher e la psicologa Jiska Ristori – che con il loro lavoro lo rendevano uno dei pochi centri in Italia con un approccio più affermativo e solidale – non ne facciano più parte. Gli ostacoli frapposti in ogni modo dal governo stanno intanto provocando al Careggi una serie di disservizi reali, ritardi e interruzioni nelle prescrizioni che stanno impattando sia i percorsi delle persone minorenni sia di quelle adulte prese in carico.
Tutto questo non ci sorprende. Per quanto la questione venga rivestita da un’aura di dibattito etico e scientifico, nei paesi dove la triptorelina è stata vietata o limitata questo non è avvenuto a causa di conclusioni frutto del dibattito scientifico né in conseguenza di nuovi dati che ne evidenziavano rischi o reazioni avverse gravi, ma a causa della virata verso l’estrema destra dell’orientamento politico del governo. È esattamente quanto sta accadendo anche in Italia.
Invitiamo pertanto le persone solidali a mantenere alta l’attenzione su quanto sta accadendo, a denunciarlo in ogni occasione possibile e a contrastare in ogni modo l’avanzata del fascismo, il cui obiettivo è restringere ulteriormente i già risicati spazi di libertà di chiunque non sia inquadrabile o sia di ostacolo al suo ordine capitalista, suprematista bianco ed etero-patriarcale!
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Comunicato letto al corteo dell’8 marzo 2025 a Firenze
Transenne -
Rispondiamo all’attacco alla comunità trans e ai percorsi di affermazione di genere!
AGGIORNATO AL 10/05/2024
Compagnx, vi scriviamo come rete separata Campeggio Trans* per chiedere solidarietà sui fatti che hanno coinvolto il reparto incaricato dei percorsi di affermazione di genere dell’ospedale Careggi di Firenze e più ampiamente in riferimento agli attacchi che i percorsi di affermazione di genere stanno subendo in questo periodo storico in Europa e in Italia. Scriviamo questo testo anche con l’intento di fare chiarezza sui punti problematici e cercare di rispondere ai nodi sollevati, così da condividere saperi e pratiche trans* con percorsi che sentiamo affini.
A dicembre 2023 Gasparri, senatore di Forza Italia, ha depositato un’interrogazione parlamentare che attaccava la struttura medico-ospedaliera del Careggi di Firenze, una delle poche realtà in Italia che prende in carico persone trans* giovani e adolescenti. L’interrogazione – a cui hanno fatto seguito una violenta petizione della rete anti-abortista e anti-scelta denominata Pro Vita e diversi interventi pubblici da parte di Fratelli d’Italia e Forza Italia – aveva al centro le terapie ormonali e una presunta assenza di servizi psicologici e psichiatrici a supporto delle persone giovani e delle loro famiglie. A seguire è stata effettuata un’ispezione al Careggi, i cui esiti ufficiali confermano una volontà politica di attacco ai servizi, e una virata verso una sempre maggiore patologizzazione delle persone trans.
La retorica di protezione dell’infanzia non è nuova per le destra e le ultra-destre, con un linguaggio paternalista, patologizzante e infantilizzante. Il Careggi è probabilmente al centro dell’attacco – temiamo come primo tassello di un disegno più ampio – perché è forse il centro con un approccio più solidale e meno patologizzante ai percorsi di affermazione di genere. Questo si iscrive in un quadro più vasto che vede lo smantellamento dei servizi pubblici rispetto al diritto alla salute delle persone trans* da parte delle ultra-destre conservatrici in stretta alleanza con le TERF. Così è già avvenuto in UK, a cui stanno facendo seguito altri paesi.
Per chiarire le questioni in gioco, innanzitutto non vengono somministrati ormoni alle persone trans* giovani o adolescenti, ma nei casi in cui si ritiene necessario e su richiesta della stessa persona coinvolta, con un supporto psicologico e psichiatrico, vengono forniti i cosiddetti sospensori della pubertà. L’obiettivo dei farmaci sospensori non è una transizione precoce irreversibile, nè ovviamente la “castrazione chimica”- eterno incubo ricorrente della narrazione patriarcale – o un tentativo di influenzare le scelte delle giovani persone trans* o delle famiglie ma, invece, dar loro tempo per poter effettuare scelte più mature e ponderate in seguito, tra cui anche quella di non effettuare alcuna terapia ormonale. La somministrazione dei sospensori in adolescenza può consentire alle persone giovani di genere non conforme di evitare lo sviluppo di disturbi dell’ansia, depressione, stress, difficoltà psicologiche e pensieri suicidari. Immaginate le conseguenze di un attacco che mira alla chiusura dell’unico servizio in Italia che prende effettivamente in carico queste persone!
Dell’eventuale somministrazione dei sospensori della pubertà lx genitori (o tutorx) sono sempre informati, tramite consenso informato secondo le normative attuali inerenti ai soggetti minorenni (art. 3 della legge n. 219/2017). Questi farmaci sono prescritti come da Determina AIFA n. 21756/2019 del 25 febbraio 2019 (dopo parere favorevole del Comitato Nazionale di Bioetica in data 13 luglio 2018) solo dopo attenta valutazione professionale, con il contributo di una équipe multidisciplinare e specialistica, composta da neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza, psicologi dell’età evolutiva, bioeticisti ed endocrinologici. Gli effetti dei sospensori della pubertà si interrompono quando si smette di assumerli e lo sviluppo puberale riprende organicamente. I sospensori della pubertà sono considerati sicuri dalla comunità scientifica internazionale.
Il farmaco di cui si parla così tanto, la triptorelina, è impiegato per modulare la produzione di ormoni sessuali endogeni (quelli prodotti dal corpo) in modo reversibile, sia nelle persone in pubertà che in quelle post-puberali. Appartiene ad una classe di farmaci chiamati GnRHa. Si tratta di farmaci off label, cioè di farmaci pensati inizialmente per essere utilizzati per altri scopi, come tanti altri usati nelle terapie ormonali per le persone T*. Si tratta di una condizione molto comune in una medicina che non è neutrale e non investe allo stesso modo in tutti i campi di ricerca e sviluppo. Confrontata con gli altri farmaci impiegati per la gestione degli ormoni sessuali endogeni, la triptorelina presenta un buon profilo di sicurezza. Purtroppo ad impiegarla sono pochissimi ambulatori e solo in casi eccezionali, con la conseguenza che molte persone trans* si trovano esposte a una più vasta gamma di potenziali effetti collaterali quando ad essa vengono preferiti – come è quasi sempre il caso nella popolazione trans* adulta – gli altri farmaci impiegati per la gestione del testosterone endogeno.
Il discorso si inserisce in un quadro più ampio di attacchi alla salute trans* anche rispetto a un altro farmaco per la terapia sostituitiva ormonale, il Sandrena, declassato recentemente con delibera AIFA da classe A a classe C e di fatto più che raddoppiando il suo costo per chi, per qualsiasi motivo, non è seguitx dagli ambulatori endocrinologici pubblici. Dal momento che Sandrena è uno dei farmaci estrogenici di più ampio uso nell’ambito dei percorsi ormonali di affermazione di genere delle persone transfem*, ci risulta difficile non leggerla come l’ennesima aggressione contro i già pochi diritti delle persone trans*.
In questo quadro rientra la polemica mediatica scatenatasi attorno al caso di Marco, il ragazzo trans rimasto incinto di cui hanno parlato i giornali a gennaio 2024. Marco ha scoperto della gravidanza durante gli esami di controllo per l’isterectomia: il dibattito che ne è seguito è stato violento e sopprimente dei diritti riproduttivi delle persone trans*. Nonostante non ci siano ricerche mediche in tal senso, le persone trans* possono riprodursi. Mentre per le donne cis la gravidanza viene di fatto obbligata ostacolando pratiche abortive, per le persone trans* l’interruzione di gravidanza viene data per scontata come unica opzione. Del resto, fino al 2015, in Italia la sterilizzazione era necessaria per accedere alla rettifica dei documenti anagrafici.
Un altro segnale molto allarmante arriva dall’apertura, all’interno dell’ospedale privato Gemelli di Roma, di un “Ambulatorio multidisciplinare per la disforia di genere”, operativo dal 14 marzo, e indirizzato principalmente alle persone minorenni che si stanno interrogando assieme alle loro famiglie. L’ambulatorio si occupa di “supporto” psicologico e psichiatrico, ma tutti gli elementi a nostra disposizione fanno ipotizzare trattarsi di vere e proprie “terapie riparative” per il ritorno all’auspicata “normalità” dei ruoli di genere. Gli esperti in questione sono infatti tutti professori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, molti dei quali si sono già distinti pubblicamente per le loro dichiarazioni reazionarie: tra questi, Maria Luisa Di Pietro, incaricata di “Bioetica e Famiglia” nel Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, che nel 2017 in un incontro sulla teoria gender nella parrocchia San Tommaso Moro affermava che «è impossibile pensare di poter essere staccati dal proprio corpo» eppure «si fanno passare idee che mirano ad appiattire il pensiero e a spegnere le coscienze», e Federico Tonioni, che sostiene l’esistenza di differenze di genere identificabile tra menti maschili e femminili. Nella presentazione dell’ambulatorio sul sito del Gemelli, la disforia di genere viene paragonata ai disturbi dell’apprendimento e al fenomeno degli hikikomori e ricondotta a una conseguenza della pervasività di internet nella nostra era, con una prospettiva decisamente patologizzante.
Quest’epoca storica vede le persone trans* in Italia e nel mondo subire attacchi pervasivi e quotidiani, alimentati da una presenza sempre più frequente delle destre al governo, che trovano su questi temi alleanze con le forze cattoliche ultraconservatrici e una parte del femminismo radicale nella sua corrente TERF (Trans Exclusionary Radical Feminism): tutto questo si riversa su un piano mediatico di disinformazione e divulgazione transfobica. Il “terfismo”, che si propone come ideologia femminista contrapposta a transfemminismo e teorie queer, è essenzialmente una negazione del genere in quanto realtà separata dal sesso: per le terf, il binarismo è insito nella biologia, i ruoli di genere sono una realtà che emana dai cromosomi con cui nasciamo, e chiuque cerchi di porsi oltre e contro questo rigido schema essenzialista viene accusatx di essere un pericolo sociale, particolarmente nei confronti di donne e bambinx. Non è difficile capire quale terreno comune le TERF trovino con la destra reazionaria patriarcale. In queste ultime settimane stiamo assistendo a un susseguirsi di atti depositati alla Camera che attaccano il modello affermativo di genere italiano (che già viene applicato a discrezione), non soltanto da parte di partiti come Fratelli d’Italia o Forza Italia, ma anche da Europa Verdi e dal Partito Democratico. Il rischio concreto è che si retroceda ulteriormente su alcuni diritti minimi già acquisiti con un ritorno alla violenza coercitiva sulle persone trans* (sterilizzazione forzata, impossibilità di procurarsi i farmaci salvavita, difficoltà estreme di accesso al diritto alla salute e riproduttiva).
Per questo chiediamo alle persone singole e alle realtà collettive transfemministe e queer che identifichiamo come alleate di aiutarci a creare assieme una rete militante solidale attraverso diverse azioni possibili, tra cui:
– la condivisione del materiale informativo;
– la presa di parola a livello assembleare e pubblico (durante cortei e momenti di piazza così come in qualsiasi spazio di agibilità si reputi idoneo) su quello che sta succedendo;
– la comunicazione in strada attraverso attacchinaggi, stencil e qualsiasi altra forma si reputi affine alle proprie pratiche;
– la partecipazione attiva a momenti di mobilitazione su questioni trans* che verranno lanciati nei prossimi tempi.In quanto individui e realtà collettiva trans* siamo disponibili a partecipare alle vostre assemblee per discutere di questi temi in maniera più approfondita laddove ne sentiate la necessità. Siamo presenti e attivx in varie città.
Vi ringraziamo per la lettura e la condivisione di questo documento.
Difendiamo l’autodeterminazione delle persone trans* giovani e adulte. Proteggiamo la salute trans*!Rete Campeggia Trans*
Reference:
Journal Of Adolescent Health a dicembre 2023: https://www.sciencedirect.com/journal/journal-of-adolescent-health
Food and Drug Administration, AIFA: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/03/02/19A01426/SG
Stony Brook Children’s Hospital di New York
Statistiche sui motivi per cui si ritransiziona e/o si va stealth. Pressione sociale.
https://transequality.org/sites/default/files/docs/usts/USTS-Full-Report-Dec17.pdf
UK: https://www.euronews.com/2023/06/22/the-uk-is-moving-to-ban-conversion-therapy-where-in-europe-is-the-practice-still-legal
https://www.theguardian.com/society/2023/oct/03/trans-hospital-patients-in-england-to-be-banned-from-female–and-male-only-wards
Atto depositato alla Camera da Zanella (Europa Verde) cofirmato dal PD: https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=7/00198&ramo=CAMERA&leg=19
Atto depositato che fa seguito di Sinistra Italiana, Piccolotti: https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/02315&ramo=CAMERA&leg=19
