• Marius Mason rispedito in un carcere femminile dopo le ordinanze anti-transgender di Trump (USA)

    Marius Mason, prigioniero anarchico, fece coming out come persona trans in carcere nel 2016. Dopo dure battaglie ottenne di iniziare le terapie ormonali e cambiò i suoi documenti legali. Nel 2022 venne trasferito in un carcere maschile come da sua richiesta. Oggi, il governo sempre più transfobico dei cosiddetti Stati Uniti lo ha ritrasferito in un carcere femminile in seguito alle ordinanze di Trump.

    Marius ha ancora poco meno di due anni da scontare. È un anarchico ecologista e antispecista che fu condannato nel 2009 a 22 anni di carcere con l’accusa di terrorismo per il suo coinvolgimento in danni alla proprietà contro aziende ecocide. Il suo arresto faceva parte di quella campagna repressiva oggi nota come “Green scare”. La condanna a 22 anni di carcere inflitta a Marius non gli ha impedito di continuare a lottare contro l’ingiustizia, e mentre era dietro le sbarre si è instancabilmente battuto per i diritti delle persone trans detenute.

    Quello che è appena accaduto a Marius è quello che sta accadendo in massa alle persone trans detenute negli Stati Uniti dopo le ordinanze anti-transgender di Trump, nonostante le molteplici sentenze dei tribunali che bloccano le politiche del presidente. Nell’ordinanza di Trump vi è anche l’ordine di bloccare le terapie mediche di affermazione di genere per le persone trans in custodia federale e il misconoscimento del loro cambio di nome legale in favore dei dati anagrafici assegnati alla nascita. I funzionari del Dipartimento dell’Amministrazione Carceraria chiedono ora che il personale si riferisca allx detenutx trans con i loro nomi di nascita e con pronomi non corretti, oltre a negare le richieste di abbigliamento adeguato al loro genere. Il Dipartimento ha anche revocato le politiche che consentivano alle donne trans di essere perquisite da guardie di sesso femminile.

    Ovviamente tutto questo significa un incremento dei già elevati livelli di violenza sessuale e discriminazione dietro le sbarre nei confronti delle persone trans.

    Per scrivere a Marius e inviargli un po’ di affetto e sostegno, indirizzate le lettere a:
    MARIE MASON #04672-061 FCI Danbury ROUTE 37 DANBURY, CT 06811, USA

    https://supportmariusmason.org

  • Francia – Aggiornamenti su Louna, compagna trans anarchica arrestata per un attacco incendiario e associazione a delinquere

    Louna è una compagna trans anarchica arrestata a metà ottobre 2024, e trattenuta da allora fino a febbraio 2025 in custodia cautelare nel carcere maschile di Tarbes.

    Louna è stata accusata di aver dato fuoco a un macchinario utilizzato per la costruzione dell’autostrada A69 tra Castres e Tolosa, un progetto tanto inutile quanto mortifero. È stata rilasciata dal carcere il 14 febbraio 2025, dopo quattro mesi di prigione preventiva. La settimana precedente aveva avuto luogo il suo interrogatorio con il giudice istruttore, durante il quale lx avvocatx di Louna avevano anche presentato una richiesta di rilascio, che è stata poi accettata.

    Durante il colloquio con il giudice istruttore, Louna ha rivendicato la responsabilità dell’azione di cui è accusata. Ha detto: “Rivendico di aver tentato di danneggiare un’attrezzatura da costruzione. Tuttavia, non mi scuserò, perché lo considero un atto di legittima difesa dell’ambiente. Ricordiamo che negli anni ’40 lx combattentx della Resistenza erano etichettatx come terroristx: mi chiedo come saremo chiamati in futuro…”. Allo stesso tempo non ha risposto alle viscide richieste del giudice di collaborare alle indagini e fornire informazioni su altre persone.

    Il caso non è tuttavia terminato. Louna non è più in carcere, ma è sottoposta a una stretta sorveglianza giudiziaria: ha l’obbligo di rientro notturno, deve presentarsi in caserma una volta alla settimana, le è vietato lasciare la provincia e soprattutto le è vietato avere contatti con le persone a lei vicine…

    Seguiranno aggiornamenti sulle indagini in corso e sul futuro processo.

    Sito di supporto per aggiornamenti e comunicati: https://soutienlouna.noblogs.org/

    Contatti: soutien-louna@riseup.net

    Raccolta fondi per le spese legali: https://www.helloasso.com/associations/alerte-planete/collectes/a69-solidarite-face-aux-proces

    Un riassunto più dettagliato della vicenda

    A metà ottobre 2024, 4 persone sono state arrestate in diverse parti della Francia, per strada in arresti mirati o a casa propria alle 6 del mattino. Ognunx di loro è statx portatx a Tolosa per essere tenutx in custodia di polizia per 94 ore, nell’ambito di un’indagine su una “associazione a delinquere” legata alla lotta contro l’A69. Al termine della custodia di polizia, Louna è stata l’unica persona a essere indagata ed è stata inviata in carcere in detenzione preventiva. È accusata di aver distrutto una scavatrice utilizzando una sostanza esplosiva e di associazione a delinquere con mezzi pericolosi.

    Da allora è stata detenuta nel carcere maschile di Tarbes, nonostante sia una donna trans. E proprio perché è una donna trans, è stata messa in “isolamento”. In concreto, l’isolamento ha significato che il suo unico contatto sociale era con gli sbirri, e che poteva uscire dalla sua cella soltanto quando tutti gli altri detenuti erano nella loro. Questo ha reso estremamente difficile, se non impossibile, fare una passeggiata, fare una doccia o partecipare a qualsiasi attività. Ha subito transfobia a tutti i livelli del sistema giudiziario, dal costante misgendering alle invadenti domande di un giudice che le ha chiesto se voleva sottoporsi a un intervento chirurgico ai genitali e che si è stupito che non ci fosse un follow-up da parte di uno psichiatra per la sua transizione… Malgrado la transfobia e le condizioni di isolamento, Louna ha mantenuto alto il suo spirito durante la detenzione.

    Il suo arresto si inserisce in un contesto di mesi di repressione estremamente brutale verso lx attivistx contro l’A69. Oltre alla presenza sproporzionata di sbirri, questa repressione si manifesta anche nel centinaio di processi attualmente in corso, nelle decine di espulsioni di attivistx ordinate dai tribunali, in poliziotti che buttano giù attivistx da 6 metri di altezza e nelle pene detentive già comminate ad altrx due attivistx.

    Gli elementi dell’inchiesta

    Nella notte tra il 4 e il 5 maggio 2024, un’attrezzatura edile è stata incendiata non lontano dal tracciato della A69. Secondo gli inquirenti, i filmati di videosorveglianza della scena mostravano due persone che davano fuoco a un escavatore e poi una di loro aveva un ritorno di fiamma. La sera stessa, una persona è stata ricoverata d’urgenza in uno degli ospedali più vicini al luogo dell’incendio, con ferite che potevano essere compatibili con l’incidente filmato. Si tratta di Louna, ricoverata in ospedale quella stessa notte.

    Secondo i filmati delle telecamere a circuito chiuso dell’ospedale, sembra che tre persone la accompagnassero. Gli investigatori hanno individuato l’auto con cui Louna era arrivata in compagnia di queste tre persone e hanno preso il numero di targa e trovato quindi l’identità dellx proprietarix. Inoltre, Louna ha fornito il numero di telefono di unx parente su un modulo di emergenza, numero che i poliziotti sembrano aver associato a una delle persone che la accompagnavano. Gli agenti di polizia hanno anche sequestrato i suoi vestiti mentre era in ospedale e hanno prelevato del DNA da un paio di pantaloncini e da una mascherina anti-covid. Questo DNA è stato attribuito a una delle persone sospettate di aver accompagnato Louna in ospedale. Durante la visita, i poliziotti hanno anche scattato delle foto allx compagnx, di qualità migliore rispetto alle immagini di videosorveglianza perché scattate con uno smartphone. Questo probabilmente per tentare un riconoscimento facciale, ad esempio confrontandole con le foto dei loro archivi o con quelle dellx attivistx già notx contro l’A69.

    Dopo due giorni di degenza, Louna ha deciso autonomamente di lasciare l’ospedale.

    Sulla base di questi elementi, a metà ottobre sono state arrestate quattro persone: Louna, due persone sospettate di averla accompagnata e lx proprietarx dell’auto. Sono statx tenutx in custodia dalla polizia per 94 ore e interrogatx. Gli investigatori hanno anche approfittato del tempo trascorso in custodia per recuperare il DNA di Louna da una tazza che aveva usato, oltre ad averlo probabilmente già preso dai suoi vestiti in ospedale. Hanno dichiarato che lo stesso DNA era stato trovato su una mascherina anti-covid lasciata sulla scena dell’incendio. Di conseguenza, Louna è stata incriminata nell’ambito dell’indagine e le altre tre persone sono state rilasciate.

    A metà novembre, gli investigatori hanno effettuato una nuova perquisizione e un nuovo arresto a casa di unx attivista, notx alla polizia per il suo attivismo nei circoli ecologisti della sua città, sempre alla ricerca di almeno una delle persone che avevano accompagnato Louna in ospedale. Anche lxi è statx rilasciatx senza ulteriori provvedimenti.

    Tra le altre tecniche che la polizia ha detto di aver usato o che presumiamo abbia usato, ha messo sotto controllo le chiamate e i messaggi di testo non criptati di una o più delle persone sospettate, e avrebbe seguito i loro spostamenti tramite il controllo dei loro telefoni cellulari. Sembra inoltre che abbiano chiesto gli estratti conto bancari (anche dellx parenti dellx indagatx) e, dato che lo fanno quasi sistematicamente, possiamo immaginare che abbiano chiesto alle aziende telefoniche i metadati dei numeri che hanno attribuito a unx o più dellx indagatx. Infine, lx parenti di alcune delle persone sospettate sono statx convocatx per essere interrogati durante il fermo di polizia dellx congiuntx, nei casi in cui erano stati designati come parenti da avvisare da parte dellx sospettatx in custodia.

    Un’altra indagine è stata aperta a metà dicembre, quando tre persone sono state trattenute in stato di fermo per 36 ore, e poi rilasciate senza ulteriori provvedimenti. L’indagine riguardava diversi incendi in cantieri edili dell’A69.

    Concludiamo con alcune parole di Louna dal carcere:

    “Per tutte le lettere di sostegno, grazie per la vostra forza <3 È confortante vedere tanto sostegno nelle mie mani. Come dice una delle lettere “i muri sono spessi, ma la solidarietà è potente!”. Tutti questi piccoli e grandi disegni, poesie, aneddoti, parole d’amore, di tenerezza, di rabbia, di abbracci, di ammiccamenti… Siamo qui! Un grazie speciale alle sorelle trans, noi ci conosciamo, forza!
    Grazie per le serate di sostegno, le cene e tutto il resto.
    Un pensiero a chi sta lottando qui e altrove, siamo insieme <3 Forza a chi sta costruendo, curando, resistendo <3 Amore e Rabbia
    TranS RightS “

    Il suo gruppo di supporto segnala alcuni materiali per continuarsi a formarci e ad aggiornarci sulle tecniche di polizia e sulle pratiche di difesa collettiva per preservarci dalla repressione (in francese):

    Petit manuel de défense collective:
    https://infokiosques.net/spip.php?article1788
    Affaire « Lafarge » moyens d’enquêtes:
    https://infokiosques.net/spip.php?article2042
    Les chouettes hiboux face la répression:
    https://infokiosques.net/spip.php?article1706
    Sito No trace project:
    https://www.notrace.how/fr/

  • CHI SIAMO

    Siamo una rete informale di persone trans* da tutta Italia in cui convergono individualità da diverse esperienze e percorsi, ma accomunate dalla critica al capitalismo, allo Stato, al suprematismo bianco e al potere del sistema bio-medicale, con un approccio intersezionale alle lotte. Organizziamo dall’estate 2022 un Campeggio Trans, un’iniziativa di socializzazione e scambio di prospettive nata dalla necessità di incontrarci e (ri)conoscerci su una base di affinità e orizzontalità per organizzarci in maniera autogestita senza la delega ad associazioni, partiti o istituzioni, e per estendere le nostre relazioni in senso più ampio rispetto ai soli collettivi urbani.

    Da questa esperienza abbiamo costruito dei percorsi di sostegno alle persone trans detenute, oltre a mobilitazioni contro la transfobia di Stato e di movimento, prestando particolare attenzione al fenomeno del femminismo transfobico (TERF) e denunciando gli attacchi all’autodeterminazione trans da parte dei governi e del sistema medico. Nel partecipare ai momenti di lotta e mobilitazione del movimento transfemminista e per la libertà del popolo palestinese, cerchiamo di costituire una presenza organizzata per mettere in luce la nostra solidarietà alle altre persone oppresse da questo sistema e l’esistenza di una pratica trans militante radicale.

    Questo sito vuole essere un collettore di alcuni dei contenuti che produciamo sulla base dei nostri incontri e scambi di sapere e riflessioni. In un momento storico in cui si sono moltiplicate le rappresentazioni mediatiche dell’esperienza trans e i luoghi di aggregazione virtuali, continuiamo a credere nell’importanza di creare possibilità di incontro fisico tra persone, interagendo di volta in volta con i contesti che ci ospitano, dalle occupazioni transfemministe e/o anarchiche in città ai contesti rurali solidali, godendo qui anche di una relazione con la natura da cui spesso siamo così alienatx in questi tempi.

    Desideriamo dare vita a nuovi immaginari, tessere nuove narrazioni dell’esperienza trans, oltre la logica della rappresentazione, rompendo con la sovradeterminazione dei nostri vissuti e anche con una certa forma di performatività estetica che si traduce poi in nuove forme di normatività. Diamo vita a nuove forme di autonarrazione, riconoscendo le nostre singole vite nella loro unicità, riflettendo i nostri sguardi nella condivisione e nella solidarietà.

    Sul sito verranno pubblicati comunicati, approfondimenti, materiali e le iniziative che organizziamo o a cui partecipiamo, dove puoi trovarci se ti interessa conoscerci e coinvolgerti!

    Scrivici alla nostra email se vuoi contribuire in qualche modo a questo percorso od organizzare delle iniziative sul tuo territorio: transenne@riseup.net

    Puoi rimanere aggiornatx sul nostro canale telegram: https://t.me/+sbJ5f5QJGG9iZjU0

  • Di triptorelina, governi di destra e bioetica

    Il 16 dicembre 2024 il “Comitato Nazionale per la Bioetica” (CNB) – l’organo di governo preposto ad esprimersi sulle implicazioni etiche e giuridiche di questioni di medicina e salute pubblica – ha pubblicato la propria risposta alla domanda posta dal Ministero della Salute riguardo l’“eticità” dell’utilizzo della triptorelina come sospensore della pubertà all’interno dei percorsi di affermazione di genere per persone minorenni.

    Per contestualizzare, la triptorelina è un farmaco in uso medico dal 1986 per svariate condizioni dove si ritiene necessario abbattere la produzione ormonale del corpo, in modo completamente reversibile. L’utilizzo più comune che ne viene fatto è di ritardante della pubertà cosiddetta “precoce”, e a questo scopo viene prescritta a migliaia di persone cisgender di età anche inferiore agli 8 anni. Questo tipo di utilizzo è ritenuto “sicuro” e non viene minimamente nominato e messo in discussione, né in Italia né in quei paesi (quali la Gran Bretagna, i paesi scandinavi e diversi stati conservatori degli Stati Uniti) dove invece i governi, in particolare grazie all’alleanza tra forze reazionarie “classiche” e movimento TERF, sono riusciti in tutto o in parte a vietare la terapia di sospensione puberale per l’affermazione di genere delle persone trans minorenni.

    L’unico ospedale in Italia dove era possibile farsi seguire in una terapia di sospensione della pubertà era il centro-medico ospedaliero Careggi di Firenze, su cui dai primi mesi del 2024 il senatore Gasparri (Forza Italia) ha lanciato una campagna di indagine ministeriale. Questa campagna si inserisce nel quadro di un’erosione progressiva della libertà di autodeterminazione delle persone trans e di genere non conforme messa in atto in molti paesi occidentali, a cui il governo Meloni non poteva che aderire. Le interrogazioni in merito del senatore Gasparri sono state tre, con relative due risposte. La fase successiva è stata la richiesta di un parere al Comitato Nazionale di Bioetica “sull’utilizzo della triptorelina nel caso di diagnosi di ‘disforia di genere’”.

    Il primo elemento che ci preme far notare è che nel Comitato Nazionale per la Bioetica tutte le cariche presidenziali sono attualmente occupate da medici e professori che lavorano in ospedali e università di proprietà della Santa Sede (Casa Sollievo Sofferenza di San Giovanni Rotondo, Università Cattolica Sacro Cuore di Roma), con due eccezioni nel Capo Rabbino della Comunità Ebraica di Roma ed in un professore di diritto penale militante di Alleanza Cattolica.

    Nella risposta che ha prodotto sulla questione della triptorelina, il Comitato ha affermato che gli studi su questo tipo di terapia siano ad oggi insufficienti, che i loro esiti siano contraddittori, e sostanzialmente auspica un regime sperimentale per la terapia così oneroso in termini di personale, organizzazione e risorse da mettere fuori gioco la possibilità di portarlo avanti realmente. Ma come sono giunti a queste conclusioni? Il documento fa un utilizzo estremamente capzioso delle fonti, citando studi controversi e ampiamente criticati, e tratteggia realtà inesistenti. Ad esempio, lascia intendere che in Italia la triptorelina venga elargita alle persone minorenni con estrema facilità, mentre i dati mostrano che in cinque anni sono state soltanto 9 le persone trans minorenni trattate al Careggi in fase pre-puberale con il suddetto farmaco.

    Data l’inconsistenza degli elementi messi in campo, non troviamo utile controbattere sul loro stesso terreno “scientifico”. Ciò che ci preme sottolineare è il desiderio, che trasuda da questo testo impregnato di ideologia, di reprimere quella che viene considerata una “devianza” di genere. Secondo il CNB il blocco della pubertà sarebbe una terapia dal valore incerto, perché la maggior parte delle persone che ne usufruiscono deciderebbero poi, da maggiorenni, di iniziare un vero e proprio percorso di transizione tramite terapia ormonale: ribaltanto la logica comune, per cui questo dovrebbe confermarne la validità, il sottinteso dell’affermazione del CNB è che la transizione di genere sia un qualcosa da evitare a tutti i costi, ed il criterio per valutare l’efficacia della terapia consiste in quante persone NON intraprenderanno in seguito percorsi di transizione di genere. A questo scopo, il Comitato afferma che per salvaguardare la consapevolezza del consenso delle persone che decidono di sospendere la propria pubertà, queste andrebbero sottoposte a maggiori valutazioni ed eventualmente a “terapie” psichiatriche, e solo se queste ultime non dovessero far desistere la persona dall’andare avanti allora si potrebbe procedere con la prescrizione del farmaco. Una visione così profondamente patologizzante della varianza di genere da far tremare decenni di lotte trans per l’autodeterminazione, con la velata minaccia di tornare a un sistema clinico per cui l’identità trans sarebbe da considerarsi un’inversione delle tendenze naturali da evitare a tutti i costi, che delegittimerebbe la nostra stessa esistenza e aprirebbe le porte a terapie di “conversione” di ogni tipo, come in realtà sta già avvenendo all’ospedale Gemelli di Roma.

    La natura profondamente ideologica di questi attacchi istituzionali alle terapie di sospensione della pubertà utilizzate dalle persone trans minorenni è dimostrata dal fatto che gli stessi trattamenti con la triptorelina per le giovani persone cisgender non sono messi in discussione, nonostante i numeri siano ampiamente superiori e l’età in cui vengono prescritti sia di molto inferiore. Se non fosse abbastanza chiaro, si tratta quindi di un intervento puramente ideologico.

    Che viviamo in un mondo dove le persone trans sono sempre più bersagliate e trattate da capro espiatorio per la degenerazione della modernità ormai dovrebbe essere evidente a chiunque. In questo quadro il ruolo della bioetica come strumento ideologico volto a giustificare la stretta del controllo statale sui corpi è innegabile. La morsa della repressione transfobica si estende sempre più, a partire dalle persone minorenni, infantilizzate e assoggettate in ogni ambito delle loro vite, e in nome delle quali si giustificano le peggiori atrocità e una morsa sempre più soffocante da parte del potere statale. Il risultato sono disposizioni che vanno proprio a reprimere i soggetti reali al posto dei quali si sta prendendo voce. Si svela così come questi discorsi che si pretendono a “difesa dei bambini” parlino in realtà di un’infanzia idealizzata e strumentalizzata per fini politici, dal momento che non si confrontano in alcun modo con i bisogni reali degli individui in questione ma anzi li reprimono nel diniego ideologico.

    Ora la decisione finale spetta a un “Tavolo tecnico interministeriale” composto da 29 membri che dovrebbe pronunciarsi ad aprile 2025. Il tutto è sempre avvolto da un’estrema opacità, in cui non è possibile sapere quando iniziano i lavori, quando si riuniscono, né accedere alle consultazioni. Intanto Repubblica, il 19 marzo 2025, citando fonti interne non specificate, ha pubblicato alcune anticipazioni, secondo cui la prescrizione del farmaco non dovrebbe venire sospesa ma “soltanto” inserita all’interno di protocolli sperimentali e maggiormente attenzionata. Marina Terragni, nota TERF insignita pochi mesi fa della carica di Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza del governo Meloni, segnando un preciso piano politico di attacco alle persone trans da parte del governo, invita a non cantare vittoria, sottolineando come le due figure storiche del team multidisciplinare del Careggi, l’endocrinologa Alessandra Fisher e la psicologa Jiska Ristori – che con il loro lavoro lo rendevano uno dei pochi centri in Italia con un approccio più affermativo e solidale – non ne facciano più parte. Gli ostacoli frapposti in ogni modo dal governo stanno intanto provocando al Careggi una serie di disservizi reali, ritardi e interruzioni nelle prescrizioni che stanno impattando sia i percorsi delle persone minorenni sia di quelle adulte prese in carico.

    Tutto questo non ci sorprende. Per quanto la questione venga rivestita da un’aura di dibattito etico e scientifico, nei paesi dove la triptorelina è stata vietata o limitata questo non è avvenuto a causa di conclusioni frutto del dibattito scientifico né in conseguenza di nuovi dati che ne evidenziavano rischi o reazioni avverse gravi, ma a causa della virata verso l’estrema destra dell’orientamento politico del governo. È esattamente quanto sta accadendo anche in Italia.

    Invitiamo pertanto le persone solidali a mantenere alta l’attenzione su quanto sta accadendo, a denunciarlo in ogni occasione possibile e a contrastare in ogni modo l’avanzata del fascismo, il cui obiettivo è restringere ulteriormente i già risicati spazi di libertà di chiunque non sia inquadrabile o sia di ostacolo al suo ordine capitalista, suprematista bianco ed etero-patriarcale!

  • Comunicato letto al corteo dell’8 marzo 2025 a Firenze

    Un attacco totale all‘esistenza della persone trans è in corso in un numero sempre maggiore di paesi, a capitalismo avanzato e non. La questione dei nostri corpi, della nostra libertà di disporvi, di parlarne e anche solo di portarli in bagno, è diventata un caposaldo del dibattito politico a tutti i livelli.
    Nel Regno Unito, tra i primi paesi a vedere questo discorso di odio accendersi così radicalmente, dove oggi è sempre più difficile accedere a terapie di transizione, è illegale bloccare la propria pubertà; è legale venir cacciatx da una scuola per il fatto di essere trans; è legale che una donna trans venga messa in un carcere maschile; e per la prima volta nella sua storia il parlamento della Gran Bretagna ha utilizzato il suo potere di veto sul parlamento della Scozia: per evitare che si facilisse la rettifica anagrafica delle persone trans scozzesi.
    Altri paesi seguono, anzi superano, in questa reazione storica dell‘etero-cispatriacato: in Slovacchia non esiste più un protocollo né legale né medico per cambiare il proprio genere assegnato alla nascita. In Francia si discute non solo di negare ma di criminalizzare il blocco della pubertà.
    L’Unione Cristiano-Democratica Tedesca, il partito che ha vinto le ultime elezioni in Germania, ha promesso di cancellare la legge sull’autodeterminazione del genere, di rimuovere il linguaggio neutro, di limitare l’accesso alle cure per persone trans minorenni.
    In Georgia qualunque cura medica per le persone trans è stata vietata.
    In Svezia, Danimarca e Norvegia le cure di blocco della pubertà sono divenute praticamente inaccessibili. In Argentina, considerata, prima del governo Milei, uno dei paesi più aperti alla libertà delle persone trans, grazie alle lotte portate avanti dalla strada, sono state rese illegali.
    Negli Stati Uniti, tra le camere statali e quelle federali, in questo momento stanno venendo discusse 637 proposte di legge per limitare le libertà, cancellare l’accessibilità alle cure ed agli spazi conformi al proprio genere, e vietare la rettifica anagrafica per le persone trans. Altre 17 sono già diventate legge.
    Tutto questo è avvenuto in meno di due anni.
    Il governo Meloni non è da meno. Dopo aver stipato il “Comitato Nazionale per la Bioetica” di medici cattolici, questo si è espresso contro le cure di blocco per la pubertà per persone minorenni, rendendole sempre meno accessibili, esacerbando iter già iper psichiatrizzanti. Tutto questo dopo che l’ospedale Careggi di Firenze, l’unico in Italia dove questo tipo di terapia veniva praticata nel pubblico, è stato messo ai ferri corti dal ministro Gasparri e dalla sua interrogazione parlamentare, lasciando tutte le persone precedentemente in cura senza piano terapeutico.
    Il farmarco Sandrena, utilizzato per terapie di transizione di persone transfemminili, è stato declassato dall’AIFA, aumentando il suo prezzo vertiginosamente.
    È stato aperto un “Ambulatorio multidisciplinare per la disforia di genere” nell’ospedale Gemelli di Roma, proprietà della Santa Sede, dove si parla di essere trans nei termini di struttura della personalità e dell’identità insane ed instabili, di psicopatologia sociale.
    È stata nominata “Garante per l’infanzia e l’adolescenza” Marina Terragni, una giornalista senza competenze specifiche nel merito, ma che da anni porta avanti la crociata anti-trans, anche grazie a  cricche di cosiddette “femministe radicali”, tra cui Arcilesbica.
    In quanto femministe, ora più che mai siamo chiamate a schierarci. Nei parlamenti, nelle associazioni e persino nelle chiese il discorso transfobico si rende agibile e si fa forte attraverso gli interventi di altrettante femministe. Femministe “della differenza”, femministe “che vogliono proteggere le donne”, femministe “radicali” che di radicale hanno solo il proprio disprezzo per qualunque messa in discussione del proprio posizionamento.
    Femministe che vedono in ogni uomo trans una “sorella perduta” caduta per mano del patriarcato; in ogni donna trans un tentativo di incursione maschile dentro i loro spazi, i loro privilegi, la loro sacrosanta identità uterina. Sedicenti “Femministe” che hanno il solo interesse di definire il confine di cosa può essere una donna e una femmina e militarizzarlo, senza esitare a sposare l’agenda dell’ultra destra antiabortista che le finanzia e amplifica in questo progetto. Dobbiamo decidere: fare femminismo con le persone trans, o fare discorsi biologisti rinforzando la gerarchia dei generi. 
    Vogliamo libertà di poter scegliere le proprie terapie, e la possibilità di accedervi e disporre della propria salute è in ciò fondamentale. Quando si attaccano le persone trans è sempre un intervento di “salute pubblica”: per difendere le persone piccole, per difendere le donne, per difendere la natura, la psiche o qualunque altro spauracchio umanista si mettano in bocca. Nel nome della salute ci uccidono, ci annullano, ci impediscono di disporre della nostra stessa carne, per cercare di estirparci alla radice. Allora dobbiamo schierarci su questa nostra carne, lottare perché la nostra pelle sia solo nostra, e tentare in ogni modo di strappare l’egemonia della cura dalle loro mani, perché solo noi possiamo sapere cosa è meglio per noi. E se i medici si spaventano, delle nuove leggi e di prendersi la responsabilità, allora ci lasciassero fare: tenetevela pure la vostra salute, e dateci gli ormoni.
    Siamo stanchə di persone che si appropriano del transfemminismo senza persone trans, senza posizionarsi su tutto questo, delegando alle persone trans l’onere e la fatica di dover continuare a porre il problema e farsene carico totalmente o quasi. 
    Siamo stanchə che nelle strutture trasversali che si definiscono transfemministe non venga mai problematizzato il fatto che nei centri antiviolenza e nelle strutture di accoglienza, le persone transfem vengono escluse in quanto ritenute disturbanti per le sopravvissute Cis, soprattutto se vengono dalla strada. Che le persone transmasc vengono accolte solo se “passabili” come soggetti femminili a discrezione di chi gestisce queste strutture. Questo succede anche in strutture legate ad ambienti di movimento che hanno svenduto la conflittualità alla coprogettazione. Siamo stanchə che nessun parli mai delle condizioni detentive delle persone transfem nelle sezioni maschili, dove vengono poste in isolamento, assieme a sex offender, ex guardie e infami, e senza accesso alla medicina affermativa, alla mercé di psichiatrizzazione e secondini maschi.
    Siamo stanchə che si continui a non sapere nulla di cosa può capitare alle persone transmasc se entrano in carcere, in quanto le normative sono totalmente arbitrarie. Vogliamo un mondo senza galere, ma nella strada per arrivarci non possiamo continuare a non occuparci di questo.
    Siamo stanchə che continui a esistere tolleranza per discorsi puttanofobici e transfobici all’interno del femminismo, che ogni volta che una persona trans viene ammazzata finisce invisibilizzata nell’oblio e nel misgendering della cronaca più abbietta, mentre per i femminicidi si riempiono giustamente le piazze.
    Siamo stanchə che non ci si renda conto delle analogie tra le prassi di gatekeeping psichiatrico nelle strutture per l’affermazione di genere, e quelle di persuasione a rinunciare all’aborto nei consultori presi d’assalto dal personale obiettore. Lo stesso discorso vale per gli uffici per l’immigrazione che non rilasciano permessi di soggiorno, le strutture che ostacolano diagnosi e aiuti necessari a persone neurodivergenti e disabili, ma elargiscono Tso e violenza medica a piè sospinto. 
    Non c’è differenza tra il centro del Gemelli di Roma e altre associazioni che promuovono le terapie di conversione sulle persone trans adolescenti e la stanza per l’ascolto del battito del feto aperto al Sant’Anna di Torino dai pro-vita. 
    È ora di smettere di parlare di inclusione pensando nella pratica solo al proprio pezzo Cisfemminista, bianco e abile!
    Transenne
  • Rispondiamo all’attacco alla comunità trans e ai percorsi di affermazione di genere!

    AGGIORNATO AL 10/05/2024

    Compagnx, vi scriviamo come rete separata Campeggio Trans* per chiedere solidarietà sui fatti che hanno coinvolto il reparto incaricato dei percorsi di affermazione di genere dell’ospedale Careggi di Firenze e più ampiamente in riferimento agli attacchi che i percorsi di affermazione di genere stanno subendo in questo periodo storico in Europa e in Italia. Scriviamo questo testo anche con l’intento di fare chiarezza sui punti problematici e cercare di rispondere ai nodi sollevati, così da condividere saperi e pratiche trans* con percorsi che sentiamo affini.

    A dicembre 2023 Gasparri, senatore di Forza Italia, ha depositato un’interrogazione parlamentare che attaccava la struttura medico-ospedaliera del Careggi di Firenze, una delle poche realtà in Italia che prende in carico persone trans* giovani e adolescenti. L’interrogazione – a cui hanno fatto seguito una violenta petizione della rete anti-abortista e anti-scelta denominata Pro Vita e diversi interventi pubblici da parte di Fratelli d’Italia e Forza Italia – aveva al centro le terapie ormonali e una presunta assenza di servizi psicologici e psichiatrici a supporto delle persone giovani e delle loro famiglie. A seguire è stata effettuata un’ispezione al Careggi, i cui esiti ufficiali confermano una volontà politica di attacco ai servizi, e una virata verso una sempre maggiore patologizzazione delle persone trans.

    La retorica di protezione dell’infanzia non è nuova per le destra e le ultra-destre, con un linguaggio paternalista, patologizzante e infantilizzante. Il Careggi è probabilmente al centro dell’attacco – temiamo come primo tassello di un disegno più ampio – perché è forse il centro con un approccio più solidale e meno patologizzante ai percorsi di affermazione di genere. Questo si iscrive in un quadro più vasto che vede lo smantellamento dei servizi pubblici rispetto al diritto alla salute delle persone trans* da parte delle ultra-destre conservatrici in stretta alleanza con le TERF. Così è già avvenuto in UK, a cui stanno facendo seguito altri paesi.

    Per chiarire le questioni in gioco, innanzitutto non vengono somministrati ormoni alle persone trans* giovani o adolescenti, ma nei casi in cui si ritiene necessario e su richiesta della stessa persona coinvolta, con un supporto psicologico e psichiatrico, vengono forniti i cosiddetti sospensori della pubertà. L’obiettivo dei farmaci sospensori non è una transizione precoce irreversibile, nè ovviamente la “castrazione chimica”- eterno incubo ricorrente della narrazione patriarcale – o un tentativo di influenzare le scelte delle giovani persone trans* o delle famiglie ma, invece, dar loro tempo per poter effettuare scelte più mature e ponderate in seguito, tra cui anche quella di non effettuare alcuna terapia ormonale. La somministrazione dei sospensori in adolescenza può consentire alle persone giovani di genere non conforme di evitare lo sviluppo di disturbi dell’ansia, depressione, stress, difficoltà psicologiche e pensieri suicidari. Immaginate le conseguenze di un attacco che mira alla chiusura dell’unico servizio in Italia che prende effettivamente in carico queste persone!

    Dell’eventuale somministrazione dei sospensori della pubertà lx genitori (o tutorx) sono sempre informati, tramite consenso informato secondo le normative attuali inerenti ai soggetti minorenni (art. 3 della legge n. 219/2017). Questi farmaci sono prescritti come da Determina AIFA n. 21756/2019 del 25 febbraio 2019 (dopo parere favorevole del Comitato Nazionale di Bioetica in data 13 luglio 2018) solo dopo attenta valutazione professionale, con il contributo di una équipe multidisciplinare e specialistica, composta da neuropsichiatri dell’infanzia e dell’adolescenza, psicologi dell’età evolutiva, bioeticisti ed endocrinologici. Gli effetti dei sospensori della pubertà si interrompono quando si smette di assumerli e lo sviluppo puberale riprende organicamente. I sospensori della pubertà sono considerati sicuri dalla comunità scientifica internazionale.

    Il farmaco di cui si parla così tanto, la triptorelina, è impiegato per modulare la produzione di ormoni sessuali endogeni (quelli prodotti dal corpo) in modo reversibile, sia nelle persone in pubertà che in quelle post-puberali. Appartiene ad una classe di farmaci chiamati GnRHa. Si tratta di farmaci off label, cioè di farmaci pensati inizialmente per essere utilizzati per altri scopi, come tanti altri usati nelle terapie ormonali per le persone T*. Si tratta di una condizione molto comune in una medicina che non è neutrale e non investe allo stesso modo in tutti i campi di ricerca e sviluppo. Confrontata con gli altri farmaci impiegati per la gestione degli ormoni sessuali endogeni, la triptorelina presenta un buon profilo di sicurezza. Purtroppo ad impiegarla sono pochissimi ambulatori e solo in casi eccezionali, con la conseguenza che molte persone trans* si trovano esposte a una più vasta gamma di potenziali effetti collaterali quando ad essa vengono preferiti – come è quasi sempre il caso nella popolazione trans* adulta – gli altri farmaci impiegati per la gestione del testosterone endogeno.

    Il discorso si inserisce in un quadro più ampio di attacchi alla salute trans* anche rispetto a un altro farmaco per la terapia sostituitiva ormonale, il Sandrena, declassato recentemente con delibera AIFA da classe A a classe C e di fatto più che raddoppiando il suo costo per chi, per qualsiasi motivo, non è seguitx dagli ambulatori endocrinologici pubblici. Dal momento che Sandrena è uno dei farmaci estrogenici di più ampio uso nell’ambito dei percorsi ormonali di affermazione di genere delle persone transfem*, ci risulta difficile non leggerla come l’ennesima aggressione contro i già pochi diritti delle persone trans*.

    In questo quadro rientra la polemica mediatica scatenatasi attorno al caso di Marco, il ragazzo trans rimasto incinto di cui hanno parlato i giornali a gennaio 2024. Marco ha scoperto della gravidanza durante gli esami di controllo per l’isterectomia: il dibattito che ne è seguito è stato violento e sopprimente dei diritti riproduttivi delle persone trans*. Nonostante non ci siano ricerche mediche in tal senso, le persone trans* possono riprodursi. Mentre per le donne cis la gravidanza viene di fatto obbligata ostacolando pratiche abortive, per le persone trans* l’interruzione di gravidanza viene data per scontata come unica opzione. Del resto, fino al 2015, in Italia la sterilizzazione era necessaria per accedere alla rettifica dei documenti anagrafici.

    Un altro segnale molto allarmante arriva dall’apertura, all’interno dell’ospedale privato Gemelli di Roma, di un “Ambulatorio multidisciplinare per la disforia di genere”, operativo dal 14 marzo, e indirizzato principalmente alle persone minorenni che si stanno interrogando assieme alle loro famiglie. L’ambulatorio si occupa di “supporto” psicologico e psichiatrico, ma tutti gli elementi a nostra disposizione fanno ipotizzare trattarsi di vere e proprie “terapie riparative” per il ritorno all’auspicata “normalità” dei ruoli di genere. Gli esperti in questione sono infatti tutti professori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, molti dei quali si sono già distinti pubblicamente per le loro dichiarazioni reazionarie: tra questi, Maria Luisa Di Pietro, incaricata di “Bioetica e Famiglia” nel Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia, che nel 2017 in un incontro sulla teoria gender nella parrocchia San Tommaso Moro affermava che «è impossibile pensare di poter essere staccati dal proprio corpo» eppure «si fanno passare idee che mirano ad appiattire il pensiero e a spegnere le coscienze», e Federico Tonioni, che sostiene l’esistenza di differenze di genere identificabile tra menti maschili e femminili. Nella presentazione dell’ambulatorio sul sito del Gemelli, la disforia di genere viene paragonata ai disturbi dell’apprendimento e al fenomeno degli hikikomori e ricondotta a una conseguenza della pervasività di internet nella nostra era, con una prospettiva decisamente patologizzante.

    Quest’epoca storica vede le persone trans* in Italia e nel mondo subire attacchi pervasivi e quotidiani, alimentati da una presenza sempre più frequente delle destre al governo, che trovano su questi temi alleanze con le forze cattoliche ultraconservatrici e una parte del femminismo radicale nella sua corrente TERF (Trans Exclusionary Radical Feminism): tutto questo si riversa su un piano mediatico di disinformazione e divulgazione transfobica. Il “terfismo”, che si propone come ideologia femminista contrapposta a transfemminismo e teorie queer, è essenzialmente una negazione del genere in quanto realtà separata dal sesso: per le terf, il binarismo è insito nella biologia, i ruoli di genere sono una realtà che emana dai cromosomi con cui nasciamo, e chiuque cerchi di porsi oltre e contro questo rigido schema essenzialista viene accusatx di essere un pericolo sociale, particolarmente nei confronti di donne e bambinx. Non è difficile capire quale terreno comune le TERF trovino con la destra reazionaria patriarcale. In queste ultime settimane stiamo assistendo a un susseguirsi di atti depositati alla Camera che attaccano il modello affermativo di genere italiano (che già viene applicato a discrezione), non soltanto da parte di partiti come Fratelli d’Italia o Forza Italia, ma anche da Europa Verdi e dal Partito Democratico. Il rischio concreto è che si retroceda ulteriormente su alcuni diritti minimi già acquisiti con un ritorno alla violenza coercitiva sulle persone trans* (sterilizzazione forzata, impossibilità di procurarsi i farmaci salvavita, difficoltà estreme di accesso al diritto alla salute e riproduttiva).

    Per questo chiediamo alle persone singole e alle realtà collettive transfemministe e queer che identifichiamo come alleate di aiutarci a creare assieme una rete militante solidale attraverso diverse azioni possibili, tra cui:
    – la condivisione del materiale informativo;
    – la presa di parola a livello assembleare e pubblico (durante cortei e momenti di piazza così come in qualsiasi spazio di agibilità si reputi idoneo) su quello che sta succedendo;
    – la comunicazione in strada attraverso attacchinaggi, stencil e qualsiasi altra forma si reputi affine alle proprie pratiche;
    – la partecipazione attiva a momenti di mobilitazione su questioni trans* che verranno lanciati nei prossimi tempi.

    In quanto individui e realtà collettiva trans* siamo disponibili a partecipare alle vostre assemblee per discutere di questi temi in maniera più approfondita laddove ne sentiate la necessità. Siamo presenti e attivx in varie città.

    Vi ringraziamo per la lettura e la condivisione di questo documento.
    Difendiamo l’autodeterminazione delle persone trans* giovani e adulte. Proteggiamo la salute trans*!

    Rete Campeggia Trans*

     

    Reference:
    Journal Of Adolescent Health a dicembre 2023: https://www.sciencedirect.com/journal/journal-of-adolescent-health
    Food and Drug Administration, AIFA: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/03/02/19A01426/SG
    Stony Brook Children’s Hospital di New York
    Statistiche sui motivi per cui si ritransiziona e/o si va stealth. Pressione sociale.
    https://transequality.org/sites/default/files/docs/usts/USTS-Full-Report-Dec17.pdf
    UK: https://www.euronews.com/2023/06/22/the-uk-is-moving-to-ban-conversion-therapy-where-in-europe-is-the-practice-still-legal
    https://www.theguardian.com/society/2023/oct/03/trans-hospital-patients-in-england-to-be-banned-from-female–and-male-only-wards
    Atto depositato alla Camera da Zanella (Europa Verde) cofirmato dal PD: https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=7/00198&ramo=CAMERA&leg=19
    Atto depositato che fa seguito di Sinistra Italiana, Piccolotti: https://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/02315&ramo=CAMERA&leg=19